In-between: Ragazza, Donna, Altro. Il libro cult di Bernardine Evaristo
Ragazza, Donna, Altro ✏ Bernardine Evaristo
Ragazza, Donna, Altro, Bernardine Evaristo, Edizioni Sur, 2020, traduzione dall’inglese di Martina Testa.
Il libro di Bernardine Evaristo Girl, Woman, Other pubblicato in Italia dalle Edizioni SUR con il titolo Donna, Ragazza, Altro (2020), già co-vincitore del Booker Prize for Fiction 2019 è di sicuro un’opera “cult”. La Evaristo è riuscita a raccontare le storie di dodici donne di età diversa l’una dall’altra, le cui vite si intersecano, raccontando la vita nei suoi aspetti più complessi: il rapporto fra madre e figlia, l’identità sessuale, e più in generale delle discriminazioni razziali, dei rapporti fra donne con le donne e delle donne con gli uomini così come molti altri temi che rendono l’opera portatrice di idee femministe anti-convenzionali.
Le dodici storie attraversano epoche storiche che vanno dall’Inghilterra degli anni ’60 fino ad oggi ed è emblematico lo scontro generazionale fra le diverse protagoniste che vivono situazioni simili ma in modo diverso poiché diverso ne è il contesto socioculturale.
Il libro segue un’andatura costantemente fluida, sperimentale tramite le parole, i pensieri e le azioni delle protagoniste. A primo impatto sembra di non avere controllo della pagina, non vi è una grande attenzione alla punteggiatura. Sembra quasi voler rimarcare l’importanza della parola come portatrice di significato, sprovvista del suo contenuto grammaticale, che potrebbe in tale contesto appesantire la narrazione e distogliere il lettore dalla lettura: parole, parole e frasi che diventano emozioni, come un’autobiografia per raggiungere il climax di introspezione necessario a creare un ambiente unico di relazione lettore-libro.
Cerchiamo di capire il valore letterario e storico di Ragazza, Donna, Altro attraverso gli occhi delle protagoniste
Amma è la protagonista che è riuscita a superare e vincere il pregiudizio razziale e ad affermarsi nel mondo del teatro in un contesto socioculturale dell’Inghilterra degli anni ’60 in cui non c’era spazio per le donne nere. Il libro si apre proprio con la scena dello spettacolo diretto da Amma che debutta al National Theatre con L’ultima amazzone del Dahomey. Amma racconta delle sue avventure come donna nera e lesbica, ai tempi della gentrificazione di Brixton e di come, dopo aver incontrato Dominique, le loro vite si sono intrecciate per dare vita «A Modo Nostro O Niente» alla loro compagnia di teatro:
«Le donne della Foresta era quello che rispecchiava meglio
le loro intenzioni
nel teatro ci sarebbe stata una voce dove prima c’era silenzio
sarebbero venute fuori le storie delle donne nere e asiatiche
è diventato il nostro motto
A Modo Nostro
O Niente».
Yazz, la figlia, nata dalla volontà comune di Amma e del suo caro amico Roland, educata ad essere libera e femminista, in una relazione rivoluzionaria fra una lesbica poligama, Amma, e l’amico Roland, senza legami convenzionali o necessari. L’unico vincolo: il desiderio di avere una famiglia, delle radici. Così Yazz rappresenta il “miracolo” che Amma non pensava avrebbe mai potuto avere.
Il racconto si sposta poi rapidamente dalla vita della madre a quello della figlia: una ragazza immersa nelle relazioni giovanili dell’epoca contemporanea, lontana dai pregiudizi razziali degli anni ’60 ma che si trova ad affrontare altre problematiche socioculturali, anche più complesse. Il racconto di Yazz è il racconto di quattro amiche che si incontrano all’università: Yazz, Courtney, Nenet e Waris musulmana coraggiosa e femminista,
«dai veli intonati al colore dei suoi vestiti svolazzanti
Ha giorni verdi, giorni marroni, giorni azzurri, giorni a fiori, giorni fluorescenti – mai giorni neri (non è tradizionalista)».
Waris che ha imparato a difendersi da chiunque dica una delle seguenti cose:
«che l’Islam è sinonimo di terrorismo
che lei è una donna oppressa e capiscono il suo dolore
che qualcuno le chiede se è parente di Osama Bin Laden
che qualcuno le dice che quelli come lei gli rubano il lavoro
che qualcuno le dice che è un’immigrata di merda
se qualcuno le chiede se farà un matrimonio combinato».
Se Yazz e Waris sono le più combattive, con un passato più complesso, c’è poi Courtney, cresciuta in una fattoria nel Suffolk e che Yazz definisce come «la ragazza dall’aria di campagna». Courtney non avrebbe infatti mai potuto essere una sistah in piena regola perché non è una ragazza nera. Viene comunque accettata nella gang perché è una ragazza simpatica secondo Yazz che però, con molta chiarezza, ricorda a Courtney che fare parte della gang significa anche che
«la gente non ti vedrà più come una donna qualunque, ma come una donna bianca che frequenta gente di colore, e allora perderai un po’ del tuo privilegio, ma comunque dovresti sentirti privilegiata, mi spiego, amore?»
Infine c’è Nenet, egiziana, che durante la fine del governo di Mubarak, è fuggita con la famiglia in Gran Bretagna; Nenet, Waris, Yazz e Courtney rappresentano l’emblema perfetto di un’amicizia interculturale, in un mondo in cui ognuna cerca di ritagliarsi il suo spazio di vita, e dallo scontro-incontro fra le culture nasce una bellissima amicizia.
Ogni racconto è un meta-racconto e raccoglie la vita di altre persone, come se non ci fosse davvero una sola protagonista, o una sola voce, ma proprio un racconto a più voci.
Dopo i primi racconti, più incentrati sui personaggi di Yazz, Amma e Dominique, le storie iniziano a parlare di altre tre donne, Carole, Bummi e LaTisha
Carole e Bummi, figlia e madre. La storia di Carole viene raccontata come un flashback: donna affermata nel mondo finanziario, ha dovuto lottare per raggiungere un livello economico e sociale degno delle sue grandi capacità.
Ma, nel corso del racconto, trapelano ben altre realtà, più delicate, che fanno di Carole una ragazza spaventata e sola. Lei, una ex studentessa di un liceo di provincia, ha dovuto affrontare una violenza sessuale che la segnerà per sempre. Questo il suo più grande segreto nascosto anche a Bummi, la madre, donna delle pulizie che lavora 24h per far andare la figlia a scuola, perché lei, Carole, potesse vivere in Gran Bretagna in modo dignitoso.
Non come lei, Bummi, fuggita da Opolo sul delta del Niger, sempre a sgobbare per gli altri, per quei padroni che non si curavano nemmeno sei lei respirasse. Lei, Bummi, che ha perso il marito Augustine e che non potrebbe mai accettare che Carole non andasse all’università. Lei, Bummi, che non accetta di buon occhio il ragazzo di Carole, Freddy, bianco e di buona famiglia perché ha paura che la figlia si dimentichi le sue origini:
«Bummi era così orgogliosa quando Carole entrò nella famosa università per ricchi che fotocopiò la lettera di ammissione non una, non due, ma tre volte […]
non poteva prevedere che quella lettera avrebbe portato Carole a rinnegare la sua vera cultura»
Così mentre quella di Carole è una storia di un segreto sofferto e mai raccontato, di contrasto la sua amica LaTisha viene presentata come la ragazza più ribelle della scuola: rimasta incinta tre volte, rifiutata dalla madre e finita in un ricovero per madri, non si immagina un futuro, diversamente da Carole che ha tutti dieci a scuola. LaTisha, che comunque alla fine si impegna e diventa responsabile del reparto ortofrutticolo in un supermercato. LaTisha, che alla fine “ha messo la testa a posto”, anche se in realtà non è mai stata scapestrata ma soltanto molto sola sin da quando il padre aveva deciso di abbandonare la sua famiglia, cosa che non gli potrà mai perdonare:
«Questa è la nuova LaTisha quella che si è presa due A-level alla scuola serale che le hanno veramente sfondato la testa, le esplodeva il cervello a forza di pensare e memorizzare […]
poi qualche settimana fa è tornato papà, senza preavviso
LaTisha rientrando a casa l’ha trovato seduto sulla sua vecchia poltrona, come se non l’avesse mai lasciata»
Dopo di loro, altre storie di Shirley, Winsome, Penelope e poi di Grace, Megan/Morgan e Hattie aggiungono valore alle vite di tutte, in un ricco caleidoscopio di immagini e emozioni che ci riporta direttamente al debutto al National Theatre dello spettacolo di Amma. Come si sono aperte le storie, così sembrano chiudersi, in un circolo che non sembra avere una vera fine; è solo un “altro” inizio, un incontro continuo di vite in cui si percepisce la voglia di stare insieme e superare gli ostacoli della vita.✎
Per approfondire, consigliamo:
Vita, Battaglie e Miracoli: Ragazza, Donna, Altro di Bernardine Evaristo, articolo di Gaia Tarini su Minima et Moralia.
Bernardine Evaristo secondo Martina Testa, video su Rai Cultura.
Incipit
«Megan si chiedeva come avesse fatto mamma a non vedere il colore di papà quando il colore era l’unica cosa che la maggior parte delle persone vedevano
Megan era in parte etiope, in parte afroamericana, in parte del Malawi, e in parte inglese
che a suddividerla così suonava strano, perché di base era semplicemente un essere umano tutto intero»
afrofemminismo, afropei, Bernardine Evaristo, Edizioni SUR, evidenza, femminismo, inglese, LGBTQ, UK
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