In conversazione con Igiaba Scego che presenta La linea del colore

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  • Igiaba, Afrologist

Il 18 Febbraio presso la libreria Borri Books a Roma, la nostra collaboratrice Daria Forlenza ha partecipato alla presentazione de La Linea Del Colore, di Igiaba Scego, edito da Bompiani. Finita la presentazione, ha avuto l’occasione di fare qualche domanda in esclusiva per Afrologist:

DARIA: Cosa dovrebbero sapere gli italiani sul colonialismo italiano, e cosa già sappiamo?

IGIABA: Molto è stato scritto, c’è il lavoro degli storici Angelo De Boca e Nicola Labanca che ci ha consentito di conoscere molto. Quello che secondo me manca è rendere questa conoscenza un po’ “pop”. In Italia servirebbe un film, uno sceneggiato, o una serie televisiva che renda i delitti e le nefandezze avvenute in Africa orientale una conoscenza e un patrimonio comune. In Italia persiste ancora il mito “Italiani brava gente” e una forma di auto-assoluzione verso il colonialismo e i colonialisti che hanno “esportato” ponti e strade.
Non a caso oggi, a leggere passi del romanzo, c’era con me l’attrice e regista Elvira Frosini che insieme a Daniele Timpano ha messo in scena uno spettacolo teatrale dal titolo Acqua di Colonia. In questo spettacolo, il tema principale è proprio il colonialismo italiano e mette al centro la rimozione della storia coloniale: non solo questa storia non si conosce ancora benissimo ma, forse, non si vuole conoscere davvero.
Lo sforzo che stiamo facendo in tanti ora è infatti trasformare il lavoro degli storici e raccontare la Storia in modalità di storie, ovvero dare carne e scheletro agli avvenimenti che gli storici hanno raccontato così bene. Ho voluto iniziare il libro con la battaglia di Dogali (26 gennaio 1887, Eritrea), con il colonialismo ottocentesco, perché esiste una continuità con il colonialismo mussoliniano. Il mio obiettivo è quello di far capire il funzionamento del sistema coloniale che ha colpito l’Africa orientale ma ancora prima il Sud Italia.

DARIA: Chi legge riesce ad entrare in contatto con le altre culture. Credi che l’Italia permetta l’incontro con le altre culture e che la letteratura possa aiutare in questo senso?

IGIABA: In Italia, nella vita quotidiana, l’incontro culturale c’è eccome. C’è anche lo scontro, talvolta, ma anche molto incontro. Sono convinta che le società siano più avanti della politica e dei media che ancora ragionano su stereotipi. Penso che la letteratura – e non solo quella migratoria, ma anche romanzi come questo o come The Shadow King di Maaza Mengiste in arrivo in Italia per Einaudi, Sangue Giusto di Francesca Melandri, così come lo spettacolo di Timpano -, sia una conversazione e in quanto conversazione, ci aiuti a crescere in consapevolezza, raccontando storie differenti.

DARIA: Ci sono dei libri che consiglieresti? Ad esempio, quali sono i tuoi tre libri preferiti?

IGIABA: Ne ho tanti da consigliare! In realtà, il mio libro preferito è Don Chisciotte della Mancia del Cervantes. Sulle migrazioni e il tema della cultura invece, consiglio Tra me e il mondo di Ta-Nehisi Coates (ed. Codice), Amatissima di Toni Morrison (ed. Sperling&Kupfer), e infine, consiglierei qualsiasi scritto di James Baldwin come Notes of a Native Son (Questo mondo non è più bianco, ed. Bompiani). A proposito, anche il documentario I Am Not Your Negro (2016) sullo stesso James Baldwin è molto bello.

DARIA: Qual è stato il lavoro di ricerca e studio per scrivere questo romanzo?

IGIABA: Sono quasi vent’anni che penso a come scrivere un romanzo del genere. Ero all’università e avevo fatto un esame sull’Ottocento spagnolo, che personalmente non amo molto, ma per approfondire il tema, avevo cercato dei testi da comparare per una tesina. Mi ricordo che feci una ricerca sulla La Regenta di Leopoldo Alas, alias Clarín e lessi anche Daisy Miller e Ritratto di signora, di Henry James. Da allora ho iniziato a incuriosirmi al tema del Grand Tour. Per questo, ho letto moltissimi libri sul Grand Tour, come i libri di Attilio Brilli e Roman Fever, di Edith Warthon. Ho anche riletto Jane Austen che, pur non parlando di Grand Tour, mi ha aiutato molto a ricostruire in particolare la materia dei soldi, non l’amore come uno si aspetterebbe. Poi ancora, ho letto A room with a view di E. M. Forster. Un libro che è stato fondamentale invece, è stato Il Fauno di Marmo di Nathaniel Hawthorne, una sorta di guida di Roma nell’Ottocento. Infine, ho letto le biografie in inglese delle due donne afrodiscendenti alla quale mi sono ispirata: la scultrice Edmonia Lewis e l’ostetrica e attivista Sarah Parker Remond che hanno ispirato il personaggio di Lafanu Brown, protagonista del romanzo.

Ora siete curiosi di saperne di più sull’opera? A brevissimo, uscirà la recensione a cura di Eleonora Salvatore, stay tuned!

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