Non si affitta ai marocchini. Sì, ancora!

Ops, l’appartamento è già stato dato in affitto

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Per la rubrica “Tra Marocco e Italia“, questa volta Halima Rouki condivide con noi una riflessione sull’accesso all’alloggio dal punto di vista di chi, come gli appartenenti alle seconde generazioni (e non solo gli immigrati), viene di fatto ancora discriminato nella ricerca di un appartamento.

«Trovare un appartamento da affittare è sempre stata un’impresa difficile per me. Io che non ho nessuna colpa ad essere cresciuta in un Paese che considero mio, ma di cui la maggior parte della gente ancora non mi considera appartenente.

Io, che da musulmana non posso acquistare una casa con un mutuo perché è considerato Haram (illecito) in quanto si applicano gli interessi.

Ho perso il conto dei rifiuti

Ho perso il conto ormai di quante volte al telefono mi hanno dato appuntamento perché convinti di parlare con una persona “italianissima”. E poi, nel vedere la mia persona, il mio viso “puramente arabo” e circondato da un hijab, i proprietari o gli agenti immobiliari mi hanno informata che in realtà stavano aspettando la conferma da parte di altri ipotetici inquilini che avevano visionato l’appartamento prima di me. Curioso che la questione non venisse mai esplicitata al telefono! E casualmente, tutti gli infiniti appartamenti visionati risultavano infine già affittati.

Ci sono diversi stranieri che non pagano

Certo, ci sono molte persone di origine straniera che spesso non hanno pagato le utenze, ma non tutti sono così! – urlo interiormente. Per esempio diverse famiglie numerose a monoreddito, a causa della crisi economica e ritrovatesi senza lavoro, non riescono più a provvedere al pagamento. Altri, invece si impegnano a pagare solo per i primi mesi pur avendo possibilità economiche. Ed altri ancora, uscendo dall’appartamento, non hanno mantenuto in maniera decorosa l’immobile. Di conseguenza, tutto ciò ha portato i proprietari a diffidare, siccome i casi sopra elencanti si sono presentati diverse volte e spesso da persone straniere. Ciò, però non significa che tutti i casi sono uguali. Eppure per uno straniero ormai non bastano più le referenze, un contratto a tempo indeterminato e tutte le clausole previste per un normale affitto. Il fatto di essere stranieri è già una buona motivazione per non affittare, pur avendone pienamente diritto.

Oggi l’ennesima palese discriminazione

Oggi ho ricevuto l’ennesimo rifiuto. Dopo avermi dato tutte le informazioni necessarie riguardanti un alloggio, mi è stato dato un appuntamento senza alcun problema. Sentendo il mio nome e cognome straniero però, l’agente immobiliare, chiaramente sorpreso, ha deciso che l’appartamento era già stato dato in affitto chiudendo improvvisamente la telefonata.

Sono stanca

Sono stanca, stanca di dovermi giustificare. Stanca di dover parlare al posto dei miei genitori perché faticano ancora ad esprimersi chiaramente su questioni del genere. Stanca di dover aspettare e pazientare. Molto stanca di dover subire da entrambe le parti: i miei genitori e l’Italia che spesso e volentieri mi rifiuta.

Da un lato, i miei genitori che mi dicono di avere pazienza e che mi devo “abituare”, ma “abituarmi a cosa?”. C’è da dire che per loro è facile, del resto loro sanno benissimo a quale Paese appartengono, e possono arrabbiarsi. Non possono capire quanto faccia male a me e a tanti giovani di seconda generazione, figli di una migrazione subita, l’essere rifiutati costantemente: che sia per un lavoro, per un appartamento o semplicemente per frequentare un corso di studi, perché non considerati abbastanza all’altezza. Unica colpa: essere etichettati da un nome straniero, da una fede diversa e da radici altre.

Dall’altro lato l’Italia. Quante volte il pregiudizio ha predominato, e credetemi seppur in questi anni abbia coltivato tante amicizie italiane, conosciuto tante persone “italianissime” di cui tuttora c’è una reciproca stima, rispetto ed amore, devo proprio dirlo: sono delusa da questa Italia che non mi considera ancora alla sua “altezza”.

Italiani a metà

Una delusione che i miei genitori, i nostri genitori immigrati, non possono provare perché si sono rassegnati fin dall’inizio, o come dicono loro, si sono abituati. Perché infondo si sentono parte da sempre di un altro Paese e qui si sentono solo ospiti. Anche quando hanno passato una parte importante e consistente della loro vita qui, si sono sempre adattati, hanno sempre accettato e talvolta condiviso il fatto che alla fine “noi siamo solo stranieri”, spesso cercando di inculcare nella nostra testa la stessa concezione. Di conseguenza uno, tanti o infiniti rifiuti non muovono in loro alcuna emozione, se non una rabbia passeggera.

Ma io, noi figli di immigrati, non riusciamo e credo non riusciremo mai ad “abituarci” a queste ingiustizie a cui sono riusciti a resistere i nostri genitori e questo perché – forse – amiamo l’Italia, perché vorremmo vederla migliore, perché ci sentiamo parte di questo Paese con i suoi pregi e difetti; questo se un giorno ci accetterà, malgrado tutto.»✎

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