Riscoprendo la falce d’oro tra campi stellati
Il libro della Luna ✏ Fatoumata Kébé
Il libro della Luna. Storia, miti e leggende, Fatoumata Kébé, Blackie Edizioni, 2021, traduzione dal francese di Chiara Manfrinato.
Non parliamo molto spesso di saggistica su Afrologist, ma questa settimana mi piacerebbe parlarvi di un’opera che mi ha risvegliato i sensi, assopiti in questo settembre ormai finito: Il libro della Luna. Storia, miti e leggende (Blackie Edizioni, 2021) dell’astrofisica e astronoma francese Fatoumata Kébé.
Non si dovrebbero mai giudicare i libri dal titolo e dalla copertina, ma ammetto che sono stati proprio questi due elementi a colpire la mia attenzione. Il primo per la sua semplicità evocativa che mi ha riportato per associazione alla cosmicomica La distanza della Luna di Calvino. La copertina invece, per il foro circolare che lascia intravedere la Luna calante come da un’oblò. Ancor prima di sapere che genere di libro fosse, mi sono ritrovata con la fantasia su una nave in mezzo all’oceano a contemplare il cielo.
«La Luna è all’origine di tutti i miti e di tutte le religioni, perché esiste da sempre, perché l’uomo la osserva da sempre. E da quando esiste l’uomo, la Luna è sempre la stessa: perenne, rassicurante, ma anche inquietante. Cambia forma, colore, fa sollevare gli oceani, crescere le piante, danzare i folletti. Ha una faccia nascosta.»
Il libro della Luna è un saggio scientifico divulgativo che ripercorre in brevi e semplici capitoli tutti gli aspetti astronomici legati al nostro satellite, dalle ipotesi della sua nascita ai moti, le sue fasi e le eclissi, il calcolo del tempo e così via. Tratteggia l’influsso della Luna sulla Terra, gli animali e gli esseri umani. Ed accompagna spiegazioni scientifiche al racconto di leggende, credenze e miti che diverse popolazioni del mondo dal Paleolitico ad oggi hanno associato a questo corpo celeste nelle loro cosmologie, religioni e scienze.
Come nella miglior tradizione divulgativa astronomica, l’autrice ha incorniciato ogni capitolo con titoli poetici che parlano da soli come: Conoscere la Luna per conoscere noi stessi, Una falce d’oro tra i campi stellati (citazione a Victor Hugo in La leggenda dei secoli), La leggenda del corpo senza testa e il mio preferito Nell’Oceano delle Tempeste.
«La Luna rossa è attesa dai giardinieri francesi per la semina delle patate, mentre provoca il panico in Europa del nord, dove viene chiamata luna di sangue. La mitologia scandinava evoca i lupi della luna, i feroci Mánagarmr, nati dall’unione improbabile tra il lupo Fenrir e la gigantessa Járnviðr. Bestie sanguinarie e divoratrici di uomini che si divertono a ingoiare la Luna e poi a lordare di sangue il trono degli dèi.»
Racconta infine la Storia delle spedizioni di cosmonauti russi e astronauti americani nella frenetica corsa allo Spazio durante la Guerra Fredda. In questo breve excursus, cita anche la matematica afroamericana Katherine Coleman, tra le poche donne reclutate all’inizio degli anni ’50 al NASA Langley Research Center per supervisionare i primi voli con passeggeri. Proprio i suoi calcoli, nel febbraio del 1962, salveranno la vita dell’astronauta John Glenn nel primo volo orbitale sulla capsula Friendship 7.
«È lei a stabilire l’esatto tragitto della capsula intorno alla Terra, e soprattutto la traiettoria di rientro nell’atmosfera, il momento esatto in cui saranno accesi i retrorazzi, l’alternativa in caso di guasto, l’ammaraggio nella zona di recupero, eccetera.»
Unica mancanza: non aver incluso maggiori informazioni sulle cosmogonie africane (non limitate all’antico Egitto o al mondo arabo) e la storia di Edward Mukuka Nkoloso, insegnante e “afronauta” zambiano che nel 1964 lanciò lo Zambian Space Program e addestrò aspiranti astronauti per unirsi alla corsa allo Spazio. Bellissimo a questo proposito il pezzo sul New Yorker della scrittrice zambiana Namwali Serpell.
Fatoumata Kébé ha racchiuso in un solo volume tutta la poesia e la passione di scienziata che la lega alla Luna: il “romanzo della sua vita”. Di famiglia originaria del Mali, questa promessa dell’astronomia francese, oltre a promuovere una maggiore partecipazione all’astronomia da parte delle donne, è impegnata come educatrice e divulgatrice in Francia e nel continente africano. Ha fondato Ephémérides: un programma di lezioni d’astronomia per ragazzi e ragazze provenienti da background svantaggiati, lanciandolo anche a Bamako.
In quest’opera ci rivela il suo sogno: «andare nello spazio ed essere la prima donna a mettere piede sulla Luna». Nel frattempo, restiamo insieme a lei con il naso all’insù verso cieli stellati rischiarati dalla Luna.✎
Incipit
«Nell’ultima sala di Lascaux, in fondo alla grotta, a circa due metri e mezzo di altezza, sulla parete di destra, è raffigurato un cavallo al galoppo. Non lo si nota subito. Eppure sembra che gli artisti del Paleolitico, nel tentativo di rappresentare il mondo, diciottomila anni fa, abbiano voluto conferirgli una particolare importanza.
Il cavallo, infatti, domina tutti gli altri affreschi, anche se è quasi nascosto, e potrebbe avere una valenza sacra. Il suo profilo, dalle narici alla ganascia, lungo i fianchi e fino alla coda, è punteggiato da una lunga scia di stelle. Secondo gli studiosi, si tratterebbe di una rappresentazione delle diverse fasi lunari, un modo per misurare il tempo, un calendario.»
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