Un po‘ diario, un po’ manifesto
E poi basta ✏ Espérance Hakuzwimana Ripanti
E poi basta – Manifesto di una donna nera italiana, Espérance Hakuzwimana Ripanti, People, 2019.
«E poi basta» di Espérance Hakuzwimana Ripanti è davvero quello che viene detto nel sottotitolo: un manifesto. Non solo. Questo libro è anche un po’ un diario. Un collettore di pensieri e riflessioni, episodi, stralci di conversazioni. E persone. Tante persone. Un libro capace di tenerti incollato alle sue pagine per il modo diretto che ha di dirti le cose come stanno.
«E poi basta» – L’incontro.
Credo sia stato proprio mentre l’autrice raccontava piccoli aneddoti che ho realizzato di aver capito poco. E che forse di quel libro, oltre a lei, ne abbiamo bisogno tutti. È il primo libro di Espérance H. Ripanti, anche se non è la prima cosa che ha scritto e pubblicato. (Era infatti anche tra le voci di Future). Una giovane donna dalla formazione umanista e uscita dalla Scuola Holden di Torino. Il suo stile è pulito, diretto. Unisce il racconto di alcuni episodi, alle riflessioni più generali sulla cronaca odierna. A questo aggiunge pezzi di poesie composte da lei. Ringraziamenti alle persone della sua vita che in questi anni le sono state vicine. E il racconto affatto edulcorato di che cosa voglia dire essere una donna, nera, adottata, in Italia.
«E poi basta» rimanere indifferenti.
Leggendo «E poi basta» è secondo me impossibile restare indifferenti. Le parole che sono contenute in questo libro dall’accesa copertina blu elettrica sono forti, ma mai sopra le righe. Per quanto mi riguarda, si tratta di una grande lezione per tutti. Specie per coloro che pensano che i messaggi per essere efficaci debbano essere per forza strillati. Con il suo libro, Espérance H. Ripanti fa passare un messaggio potente, ma lo fa in maniera pacata, non eccessiva. Anche quando tra le pagine del suo libro vengono riportati alla luce ricordi di episodi personali o di cronaca terribili. Anzi, forse soprattutto quando le storie sono particolarmente dure. In quei passaggi, la voce dell’autrice si fa ancora più delicata, in un grande rispetto del dolore delle persone coinvolte.
La cosa che mi è piaciuta molto di questo libro è che unisce al suo interno molteplici stili narrativi. Si passa dal racconto, preciso in ogni minimo particolare, alla poesia, alla cronaca pura, passando per alcune lettere –di una dolcezza struggente. Non solo. «E poi basta» è anche un libro interamente dedicato alla celebrazione del potere della lettura. Una cosa, questa, che rende questo scritto ancora più prezioso.
«C’è questa cosa che ogni tanto insieme a qualche mio amico ho fatto, quando stavamo intorno a un tavolo pieno di cose o in giro per le strade della vita e delle coincidenze. Stilare una lista delle cose che ci piacciono di più, delle cose che ci tengono in vita, a cui non potremmo mai rinunciare, che ci fanno capire che abbiamo un senso ricordandoci chi siamo.
L’ultima volta che sono stata completamente d’accordo con la mia lista personale era notte fonda e con tre persone che mi avevano salvata da un precipizio fatto di vuoti stavamo andando alla basilica di Superga con le nostre forze, sulle nostre gambe.
Al primo posto della mia lista ho sempre messo la voce “leggere”. E se dovessi spiegare ora il perché, per assurdo, non riuscirei a trovare le parole adatte.»
Il potere della lettura.
Tra le pagine di questo libro sono riuscita, se possibile, a innamorarmi ancora di più della lettura. Non solo. Con le sue parole, l’autrice riesce a far realizzare quale sia il vero pericolo in realtà. Che la vera minaccia sia l’ignoranza, di chi le cose non le sa, ma crede di saperle. Un rischio alimentato dalle persone che non si fermano a ragionare, ad ascoltare, a informarsi. Ecco uno dei più grandi poteri di questo libro. «E poi basta» fa innamorare della lettura e trasmettere l’enorme potere che si cela tra le pagine dei libri. Di tutti i libri. Dai capolavori del passato, alle opere di promettenti giovani scrittori, come l’autrice stessa. Un inno all’informarsi dalle fonti più informate e non distorte. A farsi un’opinione propria e a confrontarsi in un dialogo civile. Ad ascoltare la voce di quanti sperimentano sulla propria pelle ciò di cui stanno parlando, in quanto testimoni diretti. Un inno alla lettura, l’ho già detto?
«Leggere è stata la mia fuga, il mio riparo, la mia libertà.
I libri che ho letto sono stati i miei genitori, la mia educazione, i miei amici, il mio primo amore, la mia autostima, i miei confessori e tutto quello che ho sempre e solo sognato da quando ricordo, da quando leggo.
Leggere è tutto quello che ho e, ancora prima della scrittura, è l’unica cosa certa che voglio avere sempre, accanto, sul comodino, in fondo al letto, a casa di chi amo, sui mezzi, prima di partire e anche nello zaino, alle sei del mattino, col freddo che mi taglia la faccia, una canzone che so solo io nelle orecchie e poche cose certe.»
Il mio consiglio è certamente quello di leggere «E poi basta». La ritengo una lettura formativa. Una lettura necessaria –etichetta che mi sento di mutuare dai consigli della stessa Espérance H. Ripanti. Ritengo, infatti, che questo scritto mantenga la sua promessa di dare ai suoi lettori qualche strumento in più. Una testimonianza di prima mano. Delle informazioni e delle emozioni vere, reali.
«Io, che sono stata adottata, per un po’ non ho potuto dirlo a nessuno: era palese. E sotto la luce chiara dell’ovvio mi sono sentita invasa, senza la possibilità di raccontarmi.
Quando sono uscita da quel cono di luce e dalla provincia, ho recuperato piano piano il mio posto.
Una conquista, ma come tutte le cose di questo tipo ovviamente ha avuto un prezzo. E per molto tempo, per così tanto tempo che a volte mi sembra che duri ancora, non sono stata in grado di farla mia.»
E se, oltre alle mie parole, ne voleste delle altre, il mio consiglio è quello di fare un salto a una delle tante presentazioni di questo libro in giro per l’Italia. Sono convinta che ne uscirete con il sorriso, e una copia blu elettrica in mano. ✎
Per ascoltarla e conoscerla dal vivo, a Maggio ci sarà un appuntamento con Espérance presso Time for Africa – Biblioteca africana, a Udine. Se siete di quelle parti: non potete perdervela!
Se voleste un ulteriore assaggio di «E poi basta» in questo video l’autrice ne legge un brano a lei particolarmente caro.
Incipit
«Ciao,
se ti scrivo è perché mi sento in pericolo.
E se mi sento in pericolo sono più che convinta che lo siano tutte le persone che mi stanno accanto, che mi assomigliano o che mi ispirano.
Mi chiamo Espérance, ho ventisei anni, sono una donna e sono nera.
Se ti ho scritto è perché mi ispiri. O perché chi ti segue mi ha indicato il tuo nome e mi ha detto che l’hai ispirato. Per il lavoro che fai sui social, l’impegno che hai messo nel trasmettere emozioni o informazioni, le passioni che hai riacceso o i sorrisi che hai tirato fuori.
Ed è proprio per tutti questi motivi che ti chiedo un favore. Una cosa piccola, praticamente potrebbe stare nel palmo di una mano: racconta questa mia paura.»
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[…] migrante in Italia. Ecco, in questo ho trovato un parallelismo con quanto letto nello splendido E poi basta di Espérance Hakuzwimana Ripanti che affronta lo stesso tema in epoca più […]
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