Zinse Agginie tra storytelling e percussioni

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  • © Foto di Zinse Agginie

    storytelling, Afrologist

Come si dice, anno nuovo vita nuova. In questo caso specifico potremmo dire anche dotata di un orizzonte più ampio, il ché si coniuga in maniera maggiormente coerente con la vastità e la varietà dell’umanità in cui siamo ormai tutti iperconnessi. Indi per cui, la rubrica Storytelling da Africa e Italia estende i suoi confini e diviene da Africa e resto del mondo.

Ad aprire le rinnovate danze è un artista che porta il nome di Zinse Agginie.

Zinse è nato in Ghana e attualmente abita negli Stati Uniti, dopo essere vissuto per molto tempo in Inghilterra. Nella sua carriera si divide tra spettacoli di storytelling in cui racconta storie della sua Africa e lezioni di percussioni, strumento che utilizza anche nelle sue performance. È in particolare quest’aspetto che mi ha incuriosito.

Dalle note biografiche sul tuo conto in rete ho letto che proponi la creazione di ritmi con le percussioni e lo storytelling come forme d’arte separate nelle tue residenze. Sono molto interessato a questo aspetto.

I miei clienti, che sono scuole, college o gruppi comunitari, generalmente scelgono tra lezioni di percussioni e storytelling, i quali presento in un tipico corso in loco. Nelle scuole queste attività sono legate ai programmi scolastici. Mentre lo storytelling fa parte delle arti linguistiche, le percussioni sono pensate su misura con le lezioni di musica.

Durante una sessione di storytelling posso usare le percussioni per creare un dramma, simulare il suono del movimento, come inizio o fine della storia. Se la storia include attività come la danza che trovi in molte storie africane, il tamburo diventa davvero unico. Porto con me anche altri piccoli strumenti a percussione facili da suonare che posso assegnare agli studenti. Il periodo di lezione è di soli quarantacinque minuti e tutto deve essere organizzato per adattarsi al meglio.

Quale il tuo programma didattico?

Mi concentro su tre modi di narrare:

 a / Una storia che è un monologo: il narratore è l’unico che parla, racconta la storia e tutti ascoltano.

b / Scrivo la storia appositamente per la lezione e ogni studente legge uno o due paragrafi per portare avanti la narrazione. Oppure posso raccontare una storia in cui ci sono abbastanza personaggi per qualsiasi classe a prescindere dal numero di studenti. Gli studenti scelgono i loro personaggi e usano le mie battute o le loro per il personaggio. Questo è abbastanza semplice se hai la storia giusta, non è richiesta la memorizzazione e gli studenti possono farlo in pochi minuti.

c / Dal momento in cui un narratore inizia a raccontare la storia, in vari punti essa pone domande e chi dà la risposta corretta diventa il narratore, il quale continua con la storia fino alla domanda successiva. Questo è molto divertente.

Uso la drammatizzazione estemporanea come un modo con cui gli studenti possono raccontare di nuovo la storia che avevano appena ascoltato. L’idea generale è rendere le lezioni piacevoli per gli studenti mentre imparano. Lavoro con studenti dalla scuola materna all’università e la lezione più importante da tenere a mente è la capacità di attenzione di ogni gruppo e il livello appropriato di lingua. Chiaramente, la brevità aiuta molto.

Quindi, cosa succede in classe?

Una lezione di percussione in classe si concentra principalmente sulle tecniche di esecuzione.

Nella classe tipica porto un tamburo per ogni studente compreso l’insegnante. Insegno dimostrando le tecniche corrette per le note richieste. Negli anni ho insegnato una serie di ritmi e movimenti del corpo che si uniscono per presentare un meraviglioso pezzo di performance. Si chiama the drum ballet. Sul mio canale YouTube ci sono due estratti. Coreografo i movimenti e compongo i ritmi. È un montaggio di percussioni ed è molto eccitante per i bambini delle scuole di ogni estrazione. Lo abbiamo eseguito a un pubblico che includeva tre ex Presidenti degli Stati Uniti e George W. Bush quando era in carica. Potrebbero esserci anche xilofoni e tamburi “donno”.

Covid-19 a parte, mi piace insegnare a grandi gruppi quando si tratta di percussioni.

Ora mi parli invece della performance dal vivo?

È emozionante esibirsi in un auditorium con un pubblico. Uso le percussioni all’inizio e in molte parti della storia. Coinvolgo sempre il pubblico nel suo insieme utilizzando tutte le capacità di raccontare. Seleziono attentamente la mia storia, conosco il livello della mia voce e i toni. Porto alcuni altri strumenti, tra cui il campanaccio e l’”Axatse” o bastoncino di legno. Posso anche assegnare due o più ritmi di battito delle mani diversi agli spettatori, coinvolgere un membro del pubblico sul palco a suonare il campanaccio o l’”Axatse” durante alcune parti della storia. È ancora meglio quando assegno al pubblico alcuni canti. Il tamburo ovviamente è il maestro di tutti gli strumenti. Anche i non musicisti possono suonarlo perché è facile. In realtà non sono un grande percussionista, ma il migliore a trasmettere agli altri ciò che so fare. In un’esibizione di percussioni che faccio spesso, suono solo il supporto e lascio che gli altri suonino da solista. Devo dire che adoro il tamburo parlante yoruba o “donno” e posso impazzire con quelli.

Qual è l’importanza dello storytelling, sul lavoro e anche nella vita, per un uomo venuto dall’Africa che vive in Europa o anche negli Stati Uniti?

Amo l’Europa, soprattutto il Regno Unito. Ho vissuto in Inghilterra principalmente a Londra per 18 anni. Sono andato lì dall’Africa per studiare infermieristica e dopo la laurea ho lavorato come infermiere psichiatrico. È stata una grande opportunità per studiare il comportamento umano e la sua gestione. Ho lavorato in molti settori di questo campo per diversi anni. Successivamente ho studiato Graphic Arts Technology al London College of Printing ma non ho lavorato molto in quel campo, l’era della digitalizzazione stava appena arrivando. Poi mi sono trasferito negli Stati Uniti. Ho grande nostalgia dell’Europa.

Ho iniziato a raccontare storie tenendo volontariamente discorsi sull’Africa. Sono sempre stato un narratore di storie fin dall’infanzia. Avevo una matrigna che ci raccontava storie, usando canti e balli. Ho semplicemente messo a punto le sue tecniche.

Lo storytelling insegna importanti lezioni di vita e intrattiene. Aiuta anche a diffondere e condividere la cultura. Per me ha portato direttamente alla lettura e all’amore per i libri e una mente molto aperta, mi ha condotto in altri posti e mi ha fatto conoscere tante cose. Crescendo ho letto un sacco di mitologia greca, Arabian Nights e racconti medievali inglesi e storie sull’ovest americano.

Le culture dell’Africa in generale sono fantastiche e qualcosa da apprezzare di più quando si viaggia. La mia musica è fortemente influenzata soprattutto dalle arti delle percussioni con suoni delle regioni a sud del Sahara, dalle quali provengo.

Ti sei esibito come narratore in Ghana o in altri Paesi dell’Africa?

Non ho mai fatto una rappresentazione pubblica in Africa, ma penso di poterlo fare bene. Ho intenzione di tornarci presto per stabilirmi parzialmente e condividere le mie esperienze, insegnare gratuitamente, ecc. Vado in Africa ogni anno.

Secondo te, cosa potrebbe fare lo storytelling per aiutare le persone a conoscersi e incontrarsi, indipendentemente dalle origini e da qualsiasi altra differenza?

Come sai, il pregiudizio è il prodotto finale dell’ignoranza, della paura e della riluttanza a vedere e sentire di cosa è fatta l’altra persona. Tutti gli esseri umani ne hanno un certo grado, generalmente non morboso, ma alcuni gruppi ne contengono in maniera virulenta dentro di loro. Il mondo è pieno di brave persone ovunque e mentre queste persone continuano a condividere la conoscenza, a partecipare alla reciproca cultura, si fanno dei progressi. È un processo lento, ma alla fine sarà migliore di adesso. Niente mi piace di più che mostrare ai miei studenti statunitensi nuovi strumenti africani mai visti prima o convincere i miei alunni di prima e seconda elementare a fare mosse americane con i miei ritmi africani.

Il Covid-19 ha colpito la vita di molte persone, più di tutte le più vulnerabili. Come stai affrontando questo momento difficile? Quanto ha influito sul tuo lavoro?

Sto raccontando storie e insegnando a suonare le percussioni tramite Zoom. Questa è una cosa nuova che sta attraversando il mondo ora e sto lavorando per migliorare i miei programmi. La mia speranza è di fornire buoni contenuti che siano fruibili in questo villaggio globale in cui viviamo tutti.

Ultima domanda: quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Anche io scrivo e ho due libri per bambini nelle fasi finali di editing. Questo è ciò che occuperà il mio tempo nei prossimi mesi.✎

La storia dell’aquila dal canale YouTube dell’artista:

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